“In quei giorni del marzo ’44
un milione di lavoratori incrociò le braccia”
Convegno Nazionale
Milano – Palazzo Marino, Sala degli Alessi
– Sabato 15 marzo 2014 - ore 9,30 - 12,30
Ricordare,
a settanta anni di distanza, gli scioperi del marzo 1944 significa
tornare ad uno degli avvenimenti più significativi della rinascita
dell’Italia come Stato repubblicano e democratico. Gli scioperi sono
stati un avvenimento assolutamente eccezionale. Nessun Paese occupato
dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale ha vissuto una
conflittualità così partecipata ed estesa. In nessun Paese, durante la
guerra, il mondo del lavoro ha assunto una centralità così evidente tale
da condizionare le sorti del regime fascista e da imprimere una così
pronunciata impronta alla transizione verso la democrazia. Quello che si
consuma nella primavera del 1944 è qualcosa che investe direttamente la
legittimazione del regime: diversi mesi prima della destituzione,
Mussolini, già perdente sul fronte esterno, perde in gran parte il
consenso del popolo italiano, viene sconfitto sul fronte interno. La
rottura avviene sul terreno dell’adesione o del rifiuto della guerra
fascista ovvero dell’elemento più intrinsecamente legato all’esperienza
del ventennio. Lo sciopero generale segna il passaggio del mondo del
lavoro all’azione diretta, che poi sfocerà nella Resistenza e nella
guerra partigiana. A Torino,
alla Fiat Mirafiori e alla Fiat Lingotto, e poi in tutti i grandi e
piccoli stabilimenti piemontesi; a Milano, nell’intera provincia, dove
lo sciopero fu compatto dal 1° all’8 marzo; a Legnano, Varese, Brescia,
Bergamo, in tutta la Lombardia; a Bologna, dove dagli stabilimenti
Ducati lo sciopero si propaga in tutte le provincie emiliane; in Toscana
a partire dalle officine Galileo e Pignone; e così in Liguria in
Veneto. La feroce repressione tedesca, sia in termini di deportazione
che di ricerca dei responsabili dello sciopero, impone una riflessione
di duplice natura: sulla sofferenza individuale con la quale si pagò il
coraggio politico ed etico; sull’arricchimento della Resistenza armata
grazie ai tanti quadri operai politicizzati che andarono ad ingrossarne
le fila per sfuggire alla persecuzione. Il mondo del lavoro assume una
funzione nazionale nel momento in cui comincia a profilarsi la sconfitta
militare dei tedeschi e dei fascisti. L’iniziativa operaia, dei
lavoratori, propone una via di uscita fondata sui valori del mondo del
lavoro: la libertà e la democrazia.